Selva amazónica, Caquetá Colombia - Utopías project
Selva amazzonica, Caquetá Colombia, 2015

Finestra sull’utopia
Lei è all’orizzonte – dice Fernando Birri.
Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là.
Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare.

Eduardo Galeano,
Parole in cammino

Utopias è un progetto che nasce da un’idea semplice ma sempre più difficile da accettare: in misura maggiore o minore, siamo tutti migranti.

Preferiamo definirci viaggiatori, expat, pendolari, nomadi digitali o turisti ma ciò che facciamo quando ci spostiamo da un luogo a un altro, sia per svago, necessità, studio e lavoro, non è altro che una migrazione. E questo atto del migrare, che spesso compiano quasi senza averne coscienza, ci rende inevitabilmente dei migranti. Ovviamente senza sminuire chi si muove per cause di forza maggiore e non per scelta: rifugiati, richiedenti asilo e sfollati.

Perché Utopias?

La scelta della parola Utopia ha un duplice valore. Ci piacerebbe raccontare le utopie delle persone che abbiamo incontrato lungo la strada, o che ci hanno trovato. Le utopie delle culture e delle società con le quali siamo entrati a contatto o nelle quali ci siamo immersi per un ora, un giorno o un mese. Utopia non solo nel senso di ideale ma anche di “non luogo”, οὐ τόπος. Quel non luogo nel quale spesso si trova chi viaggia, chi migra.

Per noi è importante anche l’uso della parola migrante come provocazione in un momento storico in cui essere un migrante ha quasi unicamente un’accezione negativa. L’obiettivo è provare a restituire alla parola migrante un significato positivo, propositivo, estendibile a chiunque si trovi a doversi o volersi spostare da un luogo a un altro. Se tutti siamo migranti, nessuno è un migrante, almeno non nel senso negativo del termine.

Questa è la nostra utopia, una Utopia Migrante.

IRENE

Giornalista

Italiana. Specializzata in giornalismo in zone di conflitto, ha lavorato in diverse comunità come quella zapatista di Oventic in Messico e ad Al’Masara in Palestina. Al momento collabora con diverse testate online sulle tematiche legate alla violazione dei diritti umani e ai flussi migratori.

LUCAS

Arquitecto

Colombiano. Ha lavorato come architetto in diverse comunità della Colombia realizzando aule, centri comunitari e ristrutturazioni abitative. Alcuni di questi lavori hanno ottenuto riconscimenti dalla Biennale Colombiana, Sudamericana e Iberoamericana e sono stati esposti nella Biennale di Venezia nel 2018.